Michael Fassbender, voto 2: è la seconda volta che arriva alla nomination e non vince, in realtà il voto è solo dovuto all’invidia per il fatto che lui ha ricevuto un bacio dalla compagna Vikander durante la premiazione.
Sylvester Stallone, voto 3: sembrava appena uscito da un incontro con Ivan Drago. Rocky torna presto.
Francesco Nicodemo, voto 3: il primo evento che abbiamo seguito senza i suoi tweet in tempo reale. Prima crisi del governo Renzi?
Cate Blanchett, voto 4: rende omaggio al neologismo #petaloso con il suo vestito, ecco, poteva farne a meno.
Star Wars, voto 4: se decidi coscientemente di smantellare un capolavoro da prima Repubblica torni a casa con la gola asciutta e le tasche senza più monetine.
Sorkin, voto 4: escluso dalla nomination alla miglior sceneggiatura per Steve Jobs, anche ai migliori capita di toppare.
Kate Winslet, voto 5: anche se migliora sempre di più con l’età, ci chiediamo chi sia il sadico che le ha consigliato quel vestito.
Matteo Renzi, voto 5,5: festeggia Morricone ma dimentica l’esclusione del capolavoro di Sorrentino dalle nomination. Bisognerebbe fare di più per il cinema italiano e non limitarsi ai tweet.
Jennifer Lawrence, voto 7: poteva essere una doppietta storica ma rimane senza premi, ma noi le assegnamo l’Oscar per le trasparenze. Incantevole.
Inarritu, voto 7: una media tra la regia del film (10) e il brutto periodo fatto passare a tutti quelli che hanno lavorato a Revenant: svegliarsi alle 3 di notte per girare non ha permesso loro di passare serate a godersi i piaceri della vita. Ma comunque meglio sorbirsi un montaggio con piani sequenza lunghi decine di minuti che un’intervista a Jovanotti su Berlinguer.
Mark Ruffalo, 7,5: non vince, ma vince il suo film. Il suo occhiolino alla telecamera è un toccasana per tutte le fan e i fan, nonché un’abile mossa per venir fuori da un primo piano spesso imbarazzante (soprattutto se sai che non sei il favorito).
Alicia Vikander, voto 8: figlia della socialdemocrazia scandinava, interpretando la moglie del primo transessuale della storia riesce a vincere un Oscar e a diventare il sogno erotico di noi socialisti.
Leonardo DiCaprio, voto 8: è il re dei socialisti gaudenti, almeno per una sera. Potrebbe afferrare il microfono e sbottare senza freni dopo anni di insolenze di ogni tipo nei suoi confronti ma decide di trascorrere i 15 secondi che lo separano dalla poltrona al palco ripercorrendo la carrellata di donne con cui ha avuto il piacere di accompagnarsi. Quando scorge la figura incredula e tramortita di Kate Winslet, completamente bagnata (dalle lacrime) ha l’illuminazione “supercazzolo tutti con quattro menate sull’ambiente!”
[vogliamo immaginare che sia andata così]
Chris Rock, voto 8: se il suo monologo sul razzismo di Hollywood fosse stato fatto in Italia, immaginiamo le interrogazioni parlamentari e le polemiche al seguito. Buona conduzione, Carlo Conti prenda spunto.
Charlize Theron, voto 8: la scollatura del suo vestito rosso Dior è un omaggio al socialismo gaudente.
Adam McKay, voto 9: vince l’oscar per la miglior sceneggiatura non originale con La grande scommessa, ma noi lo ringraziamo per aver messo Margot Robbie in una vasca da bagno coperta solo di schiuma a spiegarci come funzionano i prodotti finanziari e per aver contribuito al socialismo meglio di quanto sta facendo il PSE.
George Miller, voto 9: il regista 71enne con Mad Max: Fury Road ci fa due regali, il primo è restituirci Megan Gale, il secondo è dimostrare, nonostante in passato abbia girato film come Babe va in città, che con una buona dose di viagra anche a quella età si può essere virili come il ministro Orlando.
Jacob Tremblay, voto 9: come i suoi anni, è la mascotte della serata. Probabilmente impiegherà meno tempo di Di Caprio a vincere il primo Oscar.
Tom McCarthy, voto 9,5: Spotlight oltre a essere un film bellissimo, è una lezione di giornalismo e di vita, da far vedere nelle scuole. Se non avesse fatto un uso eccessivo di camicie botton down nel film sarebbe arrivato a 10, ma crediamo che possa accontentarsi di due Oscar.
Bryan Cranston, voto 10: la sua interpretazione di Dalton Trumbo è il giusto omaggio al regista che ha esaltato la bellezza di Audrey Hepburn e all’intellettuale che ha sempre saputo da che parte stare.
Ennio Morricone, voto 10: quasi novant’anni e bombarsele tutte.
Approfondimento tematico sulle violenze sessuali, voto 10: Room, Il Caso Spotlight, The Hunting Ground con la straordinaria interpretazione di Lady Gaga e l’appello del vicepresidente Biden hanno tracciato un sottile ma indelebile filo conduttore nella serata degli Academy 2016. Quella contro ogni tipo di violenza sessuale è una battaglia di cui ogni socialista gaudente dovrebbe esser primo promotore.
Margot Robbie e Rachel McAdams, voto 10+: la prima con un velo di trucco e la seconda con un abito semplice ma incantevole dimostrano che in fondo non serve mica una giacca per scatenare il web. [perdonaci MEB]
JOE BIDEN, Oscar alla carriera.